30/03/2016

 

Il restauro delle acquasantiere

 

Si sono conclusi il 10 marzo i lavori di restauro delle acquasantiere della Chiesa di San Domenico a Palermo iniziati lo scorso 11 gennaio di quest’anno, resi possibili grazie al finanziamento dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali (giusta D.D.G. 2293 del 28 agosto 2015).
 
Le due acquasantiere sono ubicate sulla contro-facciata ai lati della porta maggiore della chiesa: una fastosa cornice in stucco settecentesca le racchiude con preziosi elementi scultorei di epoche diverse fra i quali due formelle cinquecentesche di bottega gaginiana che poggiano sopra i “catini a forma di conchiglia”. Queste raffigurano rispettivamente: l'ingresso dei Domenicani a Palermo, avvenuto circa 800 anni fa; e la Lectio di un Maestro in sacra predicazione ai fratelli. Entrambe le conche poggiano su un piedistallo con lo scudo domenicano, su base in marmo rosso di Castellammare. Dallo scudo emerge a rilievo il cane con la fiaccola,  il giglio e la palma simboli di purezza e di martirio.
 
L’intervento è stato preceduto da indagini chimico-diagnostiche che hanno individuato nelle formelle pigmenti color giallo ocra chiaro (giallo di Napoli) nel soffitto a cassettoni e un blu cobalto puro, ben visibile, nel decoro delle cornici ed in alcuni elementi fitomorfi. Prima dell’intervento le acquasantiere si trovavano in precario stato di conservazione: la presenza  di grande umidità di risalita ne aveva compromesso le parti in stucco.
Dopo la rimozione superficiale delle polveri si è proceduto alla pulitura ed al consolidamento di tutte le zone interessate dalla polverizzazione.
La colla impiegata come legante, già diffusa nel sedicesimo secolo in tutto il territorio italico, è di tipo vegetale (latte di fico). Sono state inoltre descialbate alcune superfici delle cornici in stucco grigio scuro. Il lavoro di restauro ha compreso le stuccature di fessurazioni e lacune, oltre alla riconfigurazione di piccole parti dell’apparato decorativo quasi illegibili al fine di dare una corretta leggibilità delle opere.
Infine una velatura con latte di calce, leggermente pigmentato, ha contribuito a uniformare le superfici in stucco.
 
 
 
 
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